Stretching one’s arms again

06

Ottobre
Prendendo ispirazione da Untitled (Blue, Yellow, Green on Red) di Mark Rothko, dalla biografia e dalla personalità del pittore, in stretching one’s arms again viene utilizzato il pretesto del codice cromatico e coreografico per entrare nel mondo delle idee, delle emozioni e dell’umanità. Il progetto coreografico desidera coinvolgere lo spettatore in un’esperienza visuale di astrazione della realtà. L’interesse infatti non è volto alla narrazione bensì a ricreare l’atmosfera, la sostanza, il peso sensibile di pensieri e idee rispetto ad una porzione del reale, a noi contemporaneo. “I would like to say to those who think of my pictures as serene, whether in friendship or mere observation, that I have imprisoned the most utter violence in every inch of their surface” Con tono leggero e velati da un’atmosfera infantile e giocosa, temi tragici quali il suicidio, l’indifferenza e la superficialità delle relazioni si dissolvono lasciando spazio all’accettazione, alla speranza, alla leggerezza. Le danzatrici, manifestando la loro diversità nell’aspetto e nel movimento, condividono e coabitano un campo da gioco in cui esplorare l’equilibrio, la vicinanza, il ritmo comune, e poter indagare il carattere individualista dell’uomo, il bisogno di scambio, la complicità, l’incomunicabilità e la fiducia necessaria. Indumento comune, la scarpa da punta classica viene utilizzata non per nostalgia del passato ma con fini attuali: uno strumento che ancora può essere esplorato e, cambiandone l’approccio, utilizzato per cercare nuove possibilità di movimento in cui esso è semplice prolungamento di un corpo alla ricerca continua di un suo equilibrio. La vivacità dei colori e la profondità (o meno) della relazione è accompagnata dalle note di Serenade di Wolfgang Amadeus Mozart che si alternano al gioco musicale creato da Giacomo Calli e Giacomo Ceschi per esplorare quel muro di silenzio che spesso costruiamo davanti a noi e che ostacola la comunicazione. Un silenzio che sia Mozart che Rothko hanno forse temuto e sofferto più di altri dolori. Un silenzio di colore nero. “There is only one thing I fear in life, my friend: One day the black will swallow the red.”  
PRODUZIONE Anghiari Dance Hub Versiliadanza co-produzione CID - Centro Internazionale della Danza con il sostegno di Associazione Sosta Palmizi
con la collaborazione di Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, Auditorium Ballet, Associazione Culturale RicercArti. Progetto selezionato per la Vetrina della giovane danza d’autore 2020 - azione del Network Anticorpi XL coordinata dall’Associazione Cantieri Danza.